
Immagina di essere appena uscito dall’ospedale dopo giorni di ricovero: ti senti ancora debole, i sintomi non sono del tutto scomparsi, e alcuni esami devono ancora arrivare. Ti rassicurano che puoi proseguire le cure a casa, ma dopo poche ore o giorni la situazione peggiora: febbre, dolore, difficoltà di movimento. In molti casi, dietro episodi come questo si nasconde una dimissione ospedaliera affrettata, cioè una decisione presa senza che le condizioni del paziente fossero realmente stabili.
Il momento delle dimissioni non è una semplice formalità amministrativa, ma un vero e proprio atto medico, che richiede una valutazione approfondita dello stato di salute e delle necessità assistenziali del paziente. Il personale sanitario, infatti, deve assicurarsi che la persona sia in grado di affrontare la convalescenza in sicurezza, oppure che disponga dell’assistenza necessaria a domicilio.
Purtroppo, la realtà ospedaliera mostra un quadro diverso: posti letto insufficienti, reparti sovraffollati e turni pressanti spingono talvolta a dimettere pazienti che avrebbero bisogno di restare sotto osservazione. Quando questo accade e il paziente subisce un peggioramento, una ricaduta o danni permanenti, può esserci un nesso diretto tra dimissioni ospedaliere affrettate e risarcimento.
In questi casi, la legge tutela il diritto del paziente a ricevere cure complete e continuative fino alla piena stabilizzazione. Se le dimissioni avvengono in modo superficiale o senza un’adeguata verifica clinica, la struttura sanitaria può essere chiamata a rispondere dei danni causati dalla dimissione prematura.
La dimissione rappresenta il momento conclusivo del percorso di cura in ospedale e deve avvenire solo quando il paziente è realmente stabile. Se viene disposta in modo prematuro o superficiale, può configurarsi una responsabilità medica e quindi il diritto a chiedere un risarcimento dei danni.
Le dimissioni sono considerate inappropriate o affrettate quando vengono effettuate:
Un paziente sintomatico o instabile non dovrebbe mai essere dimesso. Tuttavia, nella pratica accade spesso, e le ragioni sono molteplici. Oltre alla cronica mancanza di posti letto, le cause più comuni di dimissioni precoci che possono giustificare un risarcimento includono:
In tutte queste situazioni, se il peggioramento dello stato di salute è conseguenza di una dimissione impropria, il paziente può far valere la responsabilità della struttura sanitaria e richiedere un risarcimento.
Dimissioni ospedaliere affrettate e risarcimento danni sono eventi collegabili solo nel caso in cui si verifichino un peggioramento di salute del paziente, un danno permanente o addirittura un decesso.
Il paziente ha il diritto di chiedere un risarcimento quando riesce a dimostrare che la sua dimissione è stata imprudente, che il medico ha agito in contrasto con le linee guida sanitarie e che esiste un nesso causale con il danno riportato.
Per fare questo è necessario richiedere la cartella clinica del ricovero e la documentazione relativa alle dimissioni e sottoporre il caso ad un medico legale e ad un avvocato specializzato in casi di malasanità.
Le perizia medico-legale è finalizzata a dimostrare che a causa delle dimissioni anticipate il paziente ha subito un danno biologico, morale, patrimoniale, che giustifica una richiesta di risarcimento che viene quantificata in base a Tabelle valevoli sul territorio nazionale elaborate dai Tribunali di Roma e Milano, che considerano l’età e la gravità del danno subito del danneggiato.
Se anche tu hai subito danni a causa di dimissioni ospedaliere affrettate e vuoi chiedere un risarcimento, puoi rivolgerti allo staff medico legale di Periplo Familiare: siamo la prima associazione in Italia per vittime di malasanità.
Raccontaci il tuo caso, se vi sono elementi di sussistenza siamo pronti ad assisterti legalmente e moralmente per farti ottenere giustizia.
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