
L’anestesia epidurale è una procedura molto diffusa durante il parto e in molti interventi chirurgici, scelta per ridurre il dolore e consentire alla paziente di vivere l’esperienza in modo più sereno. Tuttavia, l’epidurale ha rischi e complicanze che non devono essere sottovalutati, soprattutto quando l’esecuzione della manovra non rispetta le corrette regole tecniche o i protocolli medici.
Infatti, l’inserimento dell’ago nello spazio epidurale richiede grande precisione: un errore di pochi millimetri può provocare danni importanti, come ematomi spinali, infezioni, lesioni nervose o deficit motori. In questi casi, la responsabilità non è dell’imprevedibilità dell’esito, ma della condotta del professionista sanitario, che ha il dovere di agire con la massima diligenza e di informare la paziente sui potenziali rischi della procedura.
Quando l’errore nella somministrazione o nel posizionamento dell’ago epidurale causa un danno alla salute, temporaneo o permanente, si può configurare una responsabilità medica per negligenza, imperizia o mancato consenso informato. In tali circostanze, la paziente ha diritto a ottenere un risarcimento per le conseguenze fisiche, psicologiche o invalidanti subite.
L’epidurale è una procedura molto diffusa durante il parto, ma come ogni trattamento medico, anche l’anestesia epidurale comporta rischi e complicanze, che dipendono sia dalle condizioni della paziente che dall’attenzione con cui la procedura viene eseguita.
Tra le conseguenze più comuni, generalmente di lieve entità, possono manifestarsi:
Si tratta di effetti solitamente transitori, che tendono a risolversi spontaneamente. Tuttavia, quando la procedura non viene eseguita correttamente o manca un adeguato monitoraggio, i rischi dell’anestesia epidurale possono diventare gravi e configurare una responsabilità medica. Tra le complicanze più rilevanti:
L’epidurale può avere rischi anche per il bambino perché la procedura, oltre ad alleviare il dolore della mamma, rallenta il parto. Se il travaglio si prolunga troppo il bambino rischia di essere privato del corretto apporto di ossigeno, evento questo che porta a danni cerebrali permanenti. Inoltre, l’anestesia può rendere la spinte poco efficaci aumentando anche il rischio di lesioni alla nascita.
Non tutte le complicanze dell’epidurale sono il risultato di un errore, ma quando il danno è causato da una condotta sanitaria inadeguata o da un monitoraggio insufficiente, può emergere una responsabilità medica. In altre parole, la legge non punisce il rischio inevitabile di una procedura, ma l’inosservanza delle regole di prudenza e perizia che il medico è tenuto a rispettare.
Il personale sanitario deve attenersi a protocolli precisi nella somministrazione dell’anestesia, garantendo la corretta igiene del sito d’iniezione, l’uso di strumenti idonei e un monitoraggio costante della paziente durante e dopo la procedura. La mancanza di queste cautele, o una comunicazione carente sui rischi effettivi dell’intervento, può costituire un comportamento negligente, con conseguenze giuridiche rilevanti.
Un aspetto fondamentale riguarda il consenso informato: la paziente deve essere adeguatamente informata sui benefici, le alternative e i possibili rischi dell’epidurale, compresi gli esiti più rari ma gravi, come lesioni neurologiche o infezioni spinali. In assenza di un consenso realmente consapevole, anche una complicanza non prevedibile può generare una responsabilità per la struttura sanitaria.
In sede legale, l’accertamento della colpa medica si basa su una perizia medico-legale che ricostruisce l’intervento, valuta la corretta esecuzione della procedura e il rispetto dei protocolli. Se emerge che il danno poteva essere evitato con maggiore attenzione o con una scelta clinica diversa, il paziente può chiedere il risarcimento dei danni fisici, morali e, nei casi più gravi, di invalidità permanente.
Quando si sospetta che un danno sia stato causato da un errore nella procedura dell’anestesia, è importante agire in modo tempestivo e con il supporto di professionisti esperti in responsabilità sanitaria. Il primo passo consiste nel raccogliere tutta la documentazione clinica: cartella anestesiologica, referti, esami diagnostici e relazioni post-operatorie. Questi documenti sono fondamentali per ricostruire la sequenza degli eventi e verificare se vi siano state negligenze o omissioni.
Successivamente, è necessario rivolgersi a un medico legale di fiducia, che analizzi il materiale clinico per stabilire se il danno subito possa essere collegato a una condotta imperita, negligente o imprudente. La relazione del medico legale rappresenta la base tecnica per un’eventuale azione risarcitoria, che potrà essere valutata insieme a un avvocato specializzato in diritto sanitario.
Nella maggior parte dei casi, il percorso risarcitorio può iniziare in via stragiudiziale, cioè con una richiesta formale alla struttura ospedaliera o alla compagnia assicurativa, senza dover subito avviare una causa. Solo se la trattativa non porta a un accordo, si potrà procedere in sede giudiziaria.
Il risarcimento può coprire diversi tipi di danni:
Noi di Periplo Familiare possiamo aiutarti: siamo prima associazione per vittime di malasanità in Italia e, da più di 25 anni, difendiamo i diritti dei pazienti che sono stati vittime di errori medici, sostenendoli sia giuridicamente e che moralmente.
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