
Quando un neonato nasce in condizioni critiche, ha bisogno di rianimazione o viene trasferito immediatamente in terapia intensiva neonatale, la prima domanda che molti genitori si fanno è: “Era inevitabile?”
L’asfissia perinatale è una condizione grave, ma non sempre imprevedibile. In molti casi i segnali di rischio compaiono ore prima, durante il travaglio, o addirittura in gravidanza.
Per questo il nostro ordinamento tutela in modo particolarmente rigoroso il momento del parto, considerato un atto sanitario ad altissima intensità di rischio.
I danni da asfissia da parto possono derivare da errori medici, ma anche da carenze strutturali più difficili da immaginare, come:
Su questi aspetti esiste un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato. La Corte di cassazione ha infatti chiarito che la struttura sanitaria risponde non solo per gli errori dei singoli medici, ma anche per le proprie carenze organizzative quando queste contribuiscono al danno subito dal paziente, come affermato nella Cass. Civ. n. 20821/2018, una delle decisioni più citate in materia.
Quando si verifica un caso di asfissia alla nascita, è fondamentale capire non solo come hanno agito i singoli medici, ma anche se la struttura sanitaria ha rispettato tutti gli obblighi organizzativi previsti dalla legge. Nel parto, infatti, la responsabilità non riguarda solo errori “umani”, ma anche eventuali carenze nell’organizzazione del reparto, nel numero di operatori presenti, nelle procedure di emergenza e nelle attrezzature disponibili.
La normativa italiana impone requisiti molto precisi per garantire la sicurezza della mamma e del neonato. Quando questi standard non vengono rispettati, la struttura può essere ritenuta responsabile dei danni da asfissia da parto.
Un aspetto spesso ignorato dalle famiglie è che, in materia di parto, esistono obblighi specifici, non generici.
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RIFERIMENTO NORMATIVO |
OBBLIGO PER LA STRUTTURA SANITARIA |
IMPLICAZIONI IN CASO DI VIOLAZIONE |
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Legge 24/2017 – Legge Gelli Bianco |
Garantire la sicurezza delle cure, adeguata organizzazione dei servizi sanitari, corretta e completa compilazione della cartella clinica. |
Omissioni o lacune nella cartella clinica possono integrare presunzione di responsabilità della struttura. Le carenze organizzative ricadono direttamente sull’ente sanitario. |
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LEA – Livelli Essenziali di Assistenza (DPCM 12 gennaio 2017) |
Presenza di personale qualificato H24 nelle sale parto (ostetrica, ginecologo, anestesista, neonatologo) e disponibilità di attrezzature di emergenza. |
Understaffing, assenza di specialisti o strumenti non funzionanti determinano responsabilità per danni da ritardo o impossibilità di intervenire tempestivamente. |
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Raccomandazione Ministeriale n. 6/2007 (Prevenzione della morte e morbosità materna e perinatale) |
Monitoraggio continuo del benessere fetale tramite cardiotocografia (CTG) e capacità di interpretare tempestivamente i tracciati. |
Ritardo nel riconoscere sofferenza fetale e mancata attivazione del cesareo. La responsabilità è sia organizzativa che clinica. |
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Linee guida ISS sul travaglio e parto (Istituto Superiore di Sanità) |
Applicazione dei protocolli clinici riconosciuti per travaglio fisiologico e cesareo d’urgenza. Gestione corretta delle emergenze neonatali. |
Se le linee guida non vengono seguite o sono applicate in modo scorretto, la struttura può essere ritenuta responsabile del danno. |
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Norme strutturali nazionali e regionali per le sale parto |
Disponibilità di strumenti per rianimazione neonatale, incubatrici funzionanti, ossigeno, spazi adeguati. |
Attrezzature mancanti o non funzionanti equivalgono a responsabilità organizzativa dell’ospedale |
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Sentenza Cass. Civ. 20821/2018 |
Obbligo della struttura di garantire un’organizzazione idonea, compresa la corretta gestione dei turni e del personale |
L’ospedale risponde anche per carenze organizzative e non solo per colpa del singolo medico, se queste hanno contribuito al danno. |
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D.Lgs. 502/1992 e sistema ECM (Educazione Continua in Medicina) |
Obbligo di formazione continua del personale sanitario, incluso l’aggiornamento sulle emergenze ostetriche e neonatali. |
La mancata formazione può aggravare il giudizio di responsabilità, poiché esclude l’imprevedibilità dell’evento. |
Quando un neonato riporta lesioni riconducibili all’asfissia perinatale, la domanda principale da porsi è se quel danno fosse evitabile. La maggior parte degli episodi di asfissia grave, infatti, non dipende da una fatalità, ma da ritardi, omissioni o errori nella gestione del travaglio e del parto.
I casi che più frequentemente danno luogo a responsabilità sanitaria sono quelli in cui:
In tutti questi scenari il danno è considerato prevedibile ed evitabile; perciò, la famiglia può richiedere un risarcimento.
Se tuo figlio ha riportato lesioni permanenti fisiche, neurologiche o cognitive, puoi avanzare domanda di risarcimento dimostrando che i danni da asfissia da parto potevano essere evitati e sono stati la diretta conseguenza di un errore medico.
Dovrai fornire tutte le prove del caso, come cartella clinica ed esami, per accertare che sono stati violati i protocolli di sicurezza o che vi è stato un ritardo o un’omissione da parte del personale sanitario, ad esempio se la madre non è stata monitorata attraverso il tracciato cardiocitografico (CTG).
Noi di Periplo Familiare conosciamo bene il peso emotivo di queste situazioni. Da oltre 25 anni siamo la prima associazione per vittime di malasanità in Italia, e seguiamo le famiglie in ogni passaggio: dalla raccolta della documentazione alla consulenza medico-legale, fino all’eventuale azione risarcitoria, sia in forma stragiudiziale che giudiziale.
Siamo pronti a valutare il tuo caso per accertare la responsabilità medica e accompagnarti in un percorso chiaro, competente e rispettoso della tua storia.
Contattaci per richiedere una consulenza gratuita!
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