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Se i medici e gli psicologi cooperano: meno farmaci e più attenzione al paziente

La necessità di affiancare la professione dello psicologo a quella del medico di famiglia e del pediatra è emersa già da diverso tempo e non solo in Italia. L’obiettivo è il potenziamento delle cure primarie, quelle che, essendo più vicine ai cittadini, permettono di raccogliere i bisogni dei pazienti ed effettuare interventi sia terapeutici sia di prevenzione. 

Questa legge offre l’opportunità di garantire un supporto a chi soffre di disturbi psicologici o psicosomatici, ma anche la possibilità di trattare l’aspetto psicologico di malattie fisiche e patologie croniche, purtroppo sempre più diffuse.

Un’esperienza già positiva in Italia 

In Umbria, ad esempio da un anno e mezzo si sta testando questa figura con ottimi risultati, sia in termini di efficacia degli interventi, sia per il gradimento espresso dagli utenti. 

Ora, grazie a questa nuova legge, basta sperimentazione. Ed in questo le Regioni avranno un ruolo fondamentale: saranno loro, attraverso gli accordi con i medici di medicina generale, a concretizzare questa importante possibilità per i cittadini italiani.

Qual è il sentiment comune?

Lo psicologo di famiglia è un’opportunità che in molti attendono già con impazienza: “Quando si propone la figura dello psicologo di famiglia la reazione è in genere molto positiva – commenta il membro dell’esecutivo del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi”. 

Uno studio internazionale dimostra inoltre che il 75% degli utenti, trovandosi in una situazione di disagio, piuttosto che prendere una pillola preferirebbe un supporto psicologico. Da parte dei cittadini c’è una forte richiesta di psicologi, ma questa figura è tuttora poco presente nel servizio pubblico, cosicché chi ne ha bisogno deve pagarla di tasca propria e, ovviamente, non tutti ne hanno la possibilità. 

Lo psicologo è un investimento
La presenza dello psicologo, come quella dell’infermiere, è un investimento per la qualità dell’offerta e per la migliore risposta ai bisogni di salute.

L’idea nasce dalla consapevolezza che almeno il 50% delle richieste che pervengono ai medici di base esprimono disagi di tipo relazionale/esistenziale. In molti casi il medico, non essendo in grado di soddisfare la domanda del paziente, tenta di fornire una risposta ricorrendo ad analisi e a farmaci di cui per primo riconosce la dubbia utilità. E questo non aiuta le casse del Ssn.

D’altra parte la consultazione di uno psicologo è resa difficile dal pregiudizio sociale. Questo fa sì che il contatto avvenga in genere in fasi del disagio troppo tardive, e anche questo influisce sul paziente e sulla spesa sanitaria. È quindi evidente la necessità di costruire una situazione in cui l’ascolto psicologico appaia chiaramente come qualcosa previsto per tutti, e non per una categoria particolare di persone.

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