
Come riconoscere un’eventuale diagnosi di infarto del miocardico
L’infarto del miocardio si verifica quando parte del muscolo cardiaco va in necrosi, a seguito di un’ostruzione di una o di entrambe le arterie coronarie, il cui compito è quello di irrorare il cuore.
Effettuare tempestivamente una diagnosi di infarto del miocardio è fondamentale perché questa patologia è associata ad un elevato tasso di mortalità se non viene trattata in modo adeguato. L’esordio clinico dell’infarto del miocardio è molto brusco e i suoi sintomi tipici sono facilmente identificabili.
Può presentarsi dopo uno sforzo fisico intenso, ma anche quando il paziente è a riposo.
Le manifestazioni più comuni sono:
- dolore al petto;
- eccessiva sudorazione;
- nausea e vomito.
Il dolore al petto può irradiarsi fino al collo, interessare la colonna vertebrale, lo stomaco e gli arti superiori, prevalentemente il sinistro.
Come si arriva alla diagnosi di infarto del miocardico
La diagnosi di infarto del miocardio parte dal riconoscimento dei sintomi della patologia e viene confermata sottoponendo il paziente a elettrocardiogramma con Color Doppler. La coronarografia con mezzo di contrasto infatti, permette di identificare la malattia alle coronarie.
Quando il paziente arriva al pronto soccorso il medico può richiedere il dosaggio della troponina, un marker della malattia che risulta più alto nei soggetti colpiti da infarto.
Come viene trattato l’infarto del miocardio
Quando si sospetta un infarto del miocardio bisogna chiamare immediatamente il 118 o recarsi al pronto soccorso. Assumere un’aspirina potrebbe evitare la formazione di trombi e l‘utilizzo del defibrillatore può riportare il cuore al ritmo normale.
All’esordio della malattia è necessario intervenire per riaprire la coronaria ostruita per evitare che il muscolo cardiaco subisca danni irreparabili.
Per ripristinare il flusso sanguigno potrebbe essere necessaria un’angioplastica, ovvero un intervento in cui viene prima inserito un catetere con palloncino dilatabile che può passare attraverso il coagulo e poi posizionato uno stent, una protesi all’interno del vaso per mantenerlo aperto dopo la disostruzione.
In alcuni casi, per dissolvere il trombo può rivelarsi utile la terapia farmacologica per via endovenosa, ma non va bene per tutti i pazienti poiché i farmaci somministrabili sono associati al rischio di emorragie.
In tutti gli altri casi si può ricorrere al bypass coronarico, dove viene realizzato chirurgicamente un canale tra l’aorta e la coronaria ristretta o ostruita.
Quali sono le complicanze da infarto del miocardico acuto
Le complicanze da infarto del miocardio possono essere diverse:
- arresto cardiaco improvviso che porta al decesso se non si interviene subito;
- aritmie, delle alterazioni del ritmo cardiaco che insorgono a causa del danneggiamento del muscolo cardiaco e nei casi gravi possono essere fatali;
- insufficienza cardiaca causata dal mal funzionamento del cuore che non riesce a pompare il sangue in modo adeguato. Può comportare stanchezza, mancanza di respiro e gonfiore delle caviglie. Una condizione che può diventare permanente e rendere quasi impossibile il flusso del sangue, ossigeno e nutrienti a tutti i tessuti, rivelandosi quindi fatale;
- perdita di capacità funzionale delle valvole cardiache, eventualità che può compromettere la sopravvivenza del paziente.
Cosa comportano i possibili errori nella diagnosi di infarto del miocardio
Errori nella diagnosi di infarto del miocardio possono essere commessi dal personale medico e sanitario all’arrivo al Pronto Soccorso del paziente. Durante il triage potrebbe non essere riconosciuta la gravità della situazione, oppure potrebbero non essere riconosciuti i sintomi dell’infarto se si manifesta in modo atipico.
Il paziente, invece di ricevere trattamenti salvavita, potrebbe pertanto essere sottoposto a errata terapia farmacologica, ad esempio ricevendo ansiolitici o antidolorifici.
Altri errori che possono portare a un infarto del miocardio non diagnosticato possono riguardare gli esami a cui il paziente viene sottoposto. l’ECG può risultare alterato a causa di condizioni cardiache preesistenti, il dosaggio della troponina, se eseguito nelle fasi precoci dell’infarto, può generare falsi negativi perché i livelli non hanno avuto il tempo di aumentare.
Il medico potrebbe interpretare male i risultati di ECG e dei biomarcatori e la mancata correlazione con il quadro clinico del paziente potrebbe portare a errori o ritardo nella diagnosi.
Errore nella diagnosi di infarto: come ottenere giustizia
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