Cambiano le cure domiciliari. Finalmente.

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Con il PNRR si potrà attuare un vero cambiamento sull’assistenza territoriale, per ora rimasto sempre sulla carta. Vediamo nel dettaglio in cosa consistono le “cure a domicilio”.

 

Il Governo ha approvato un decreto ministeriale sui “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza territoriale”. Si tratta di un atto di ampio respiro, che ridisegna il sistema territoriale dell’assistenza pubblica in allineamento con quanto previsto dalla Missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) di cui fa parte anche l’obiettivo “Casa come primo luogo di cura e telemedicina” a cui sono dedicati investimenti per 4 miliardi di euro.

L’assistenza domiciliare nel nostro Paese c’è sempre stata, sulla carta, o realizzata a macchia di leopardo. Con il PNRR e con questo DM, l’assistenza a casa potrà finalmente diventare realtà, a cominciare dalla telemedicina, destinata a diventare pilastro essenziale dell’assistenza a domicilio. 

 

Cosa prevede il nuovo disegno 

Il DM rafforzerà i servizi territoriali attraverso lo sviluppo di strutture di prossimità (Case della Comunità), il potenziamento delle cure domiciliari, l’integrazione tra assistenza sanitaria e sociale, con programmi di medicina di iniziativa e di presa in carico, con modelli di servizi digitalizzati anche per l’assistenza a domicilio e con la valorizzazione del coinvolgimento degli utenti.

Per tutto il resto, sull’assistenza domiciliare in senso stretto, il DM aggiunge ben poco, rimandando a quanto già previsto dai nuovi Livelli essenziali di assistenza (LEA) del 2017, che però non sono mai stati davvero attuati a causa della mancanza di fondi.

 

Ma cosa sono le cure domiciliari?

Le cure domiciliari sono un servizio distrettuale finalizzato all’erogazione al domicilio di interventi che possono avere un livello variabile di intensità e complessità assistenziale, nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza.

Le cure domiciliari non vanno confuse con le cure palliative domiciliari, che si riferiscono a servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, ambulatoriale, domiciliare e in hospice.

Il servizio di cure domiciliari garantisce la continuità assistenziale 7 giorni su 7 e 24 ore su 24 nelle modalità indicate dalla normativa nazionale e regionale vigente, ivi compresi i servizi di telemedicina nelle modalità e forme previste. Il responsabile clinico del paziente è il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta.

Più esattamente le cure domiciliari si articolano in:

  • trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc.;
  • prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato;
  • dedicati alla cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, con patologie in atto o esiti delle stesse;
  • utili a stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita.

Sul PNRR, inoltre, c’è da segnalare l’impegno del Governo a prevedere misure di potenziamento della medicina di territorio e dell’assistenza domiciliare con particolare attenzione ai bisogni delle persone con patologie croniche complesse, ivi inclusi i pazienti con malattie rare.

Ad oggi infatti l’assistenza domiciliare ha funzionato soprattutto nell’ambito delle patologie croniche, ma sul fronte delle malattie rare si è fatto ben poco.

 

La telemedicina

La telemedicina è l’anello di congiunzione tra ospedale, territorio e casa del paziente ed è la soluzione di cura e assistenza per quei malati gravi che non si possono muovere da casa. Ha un ruolo fondamentale nel favorire i processi di presa in carico del paziente cronico, consentendo una migliore gestione domiciliare della persona. Per questo, il PNRR alla sola telemedicina ha destinato un miliardo di euro.

Detto questo, però, le esperienze in telemedicina finora riportate dimostrano che questa è efficace in contesti in cui si sa già utilizzarla nel modo corretto. La novità in questo senso, infatti, consiste nel fatto che la competenza digitale del paziente diventerà parte integrante dell’anamnesi.

Per il singolo assistito dovrebbero essere quindi valutati questi aspetti:

  1. se sa usare o è in grado di imparare a usare gli strumenti digitali di comunicazione;
  2. se può usare autonomamente tali strumenti;
  3. se può essere aiutato da un familiare o un caregiver nell’uso di tali strumenti;
  4. l’idoneità al domicilio della rete internet, degli impianti, degli ambienti e delle condizioni igienico-sanitarie.

 

Conclusioni

Quando il DPCM entrerà in vigore, le Regioni e Province autonome avranno sei mesi di tempo per adottare il provvedimento. Per capire come procedere, sarà istituto un tavolo di lavoro con i rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome, del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, per monitorare l’attuazione del decreto con riguardo al profilo economico finanziario, nonché in relazione a eventuali esigenze organizzative. Inoltre, verranno realizzati percorsi di formazione ad hoc per i medici di medicina generale. Tutte misure che speriamo riescano a concretizzare realmente ciò che finora è rimasto sulla carta.

Categorie:Cure MedicheNews Medicina
Tags:accesso alle cure medichecosti cure medichecure domicilari

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