Il digitale fa bene alla salute

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La sanità italiana sempre più digitale, lo dimostrano le cifre: dalla ricerca scientifica alle strutture ospedaliere, passando per la diagnostica, i dati cominciano a essere protagonisti. Ma c’è ancora molto da fare. 

 

La sanità italiana inizia a parlare digitale: lo dimostrano le cifre. Per quanto riguarda la cosiddetta digital health, la spesa ha infatti registrato un forte incremento nel 2021, con un tasso di crescita pari al 13,6%. Questo dimostra la rapidissima evoluzione di questo mercato, che però non è ancora sufficiente a colmare il divario con altri paesi: esistono, infatti, limiti di interoperabilità, cybersicurezza e competenze digitali.

Ma quanto sono importanti i dati? Stando al rapporto annuale di Mordor Intelligence, società che fornisce indagini di mercato, il valore complessivo del mercato italiano Big Data è previsto arrivi a 1,5 miliardi di euro nel 2022 e a 2,1 miliardi nel 2025 (tasso di crescita medio annuo 2020/24 del 12,9%).

Anitec-Assinform, l’Associazione italiana per l’information and communication technology (Ict), ha elaborato un piano per la sanità italiana per creare valore partendo dai dati. 

 

Qualità, accessibilità, reattività

“La sanità italiana è uno dei nostri punti di forza”, ha commentato Presidente di Anitec-Assinform Marco Gay, “in un paese di cui spesso lamentiamo ritardi e inefficienze, non possiamo non registrare come la crisi pandemica abbia messo in luce anche le tante virtù del nostro sistema sanitario: la qualità, l’accessibilità, la reattività. Si è lavorato in maniera eccezionale a conferma dell’importanza di disporre un sistema sanitario universale a servizio dei cittadini.”

Ma la sanità italiana deve fare ancora molto per superare i limiti che la frammentazione istituzionale delle amministrazioni pone, insieme alla carenza di investimenti pubblici. Come sfruttare i dati che produce? “Il settore sanitario produce tantissimi dati che possono essere impiegati in diversi ambiti con benefici per il pubblico e per il privato”, ha aggiunto Gay, “per sfruttare il potenziale del patrimonio informativo serve un indirizzo strategico per rendere quei dati realmente utili. Su tutti: cybersecurity, formazione e interoperabilità”.

 

Cinque pilastri strategici

E quindi, come portare i dati da volume a valore? Per raggiungere questo obiettivo, Anitec-Assinform ha individuato cinque aree per costruire una strategia dei dati per la sanità italiana. 

Si parte dalle competenze, nodo cruciale per il successo dei programmi di trasformazione digitale in sanità. Per una vera digital transformation bisogna agire sue due fronti: aumentare le competenze di base nella popolazione e rinforzare le competenze informatiche specialistiche del personale sanitario.

C’è poi un’altra priorità: la cybersicurezza. Il dato sanitario è per sua natura sensibile. La sicurezza informatica è da considerare come componente essenziale di qualsiasi processo di trasformazione digitale in ambito sanitario. Ogni progetto di digitalizzazione dei processi sanitari si deve sviluppare su software ideati per essere fondamentalmente sicuri. 

Nelle organizzazioni sanitarie non si può fare a meno di un’organizzazione dedicata alla sicurezza con figure competenti. La priorità dev’essere la continuità operativa e la sicurezza di un patrimonio informativo sensibile come quello clinico-sanitario. È essenziale creare una cultura diffusa della sicurezza che coinvolga l’intera organizzazione attraverso piani di formazione che consentano a tutti i professionisti della salute di difendere il patrimonio informativo, la privacy e l’operatività delle organizzazioni sanitari.

Infine, una sanità guidata dai dati, presuppone l’esistenza di un’infrastruttura capillare che consenta la raccolta, il trasferimento, l’elaborazione e la fruizione dei dati. 

Anitec-Assinform, quindi, suggerisce l’adozione di linee guida comuni che aiutino le organizzazioni sanitarie a dotarsi di infrastrutture adeguate per erogare servizi di qualità all’utenza.

Da non trascurare un ulteriore passaggio: la multidisciplinarietà. Ovvero, passare da a una logica di uso verticale dei dati, finalizzata al singolo progetto, a una strategia che valorizzi standard, collaborazione e riuso dei dati in senso trasversale e multidisciplinare. 

Bisogna lasciare il modello che utilizza prettamente i dati clinici per adottarne uno che sappia integrarli con altri tipi di dati: vale a dire dati esogeni agli episodi clinici ma che possono influenzare il benessere. Tradizionalmente i sistemi sanitari si sono concentrati sulla gestione degli episodi clinici relativi allo stato di malattia e sui dati da essi generati, ma è riconosciuto che lo stato di salute e la prospettiva di vita in salute dipende da fattori che vanno oltre questi episodi e che attengono ambiti diversi. Per esempio, si può fare riferimento al nostro patrimonio genetico ma, in misura ancor più rilevante, sono determinanti fattori come condizioni socio-economiche, ambientali, abitudini, stili di vita e comportamenti.

 

Conclusioni

La sanità è un settore strategico che interessa la vita di tutti: per questo dobbiamo renderla accessibile, efficiente e di qualità. L’innovazione è fondamentale per un servizio pubblico che non lasci indietro nessuno. Pertanto, la sanità del futuro dovrà essere competente, sicura e trasversale e investire bene anche i fondi del Pnrr sulla Missione 6 sarà fondamentale.

Categorie:Medicina e tecnologia
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