Medici e vaccino: nel Lazio più di 400 ancora senza

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Tanti medici di base del Lazio non sono ancora stati vaccinati.
Uno stop che influisce anche sui pazienti: un sanitario non vaccinato non può a sua volta vaccinare.

 

Ancora una tegola per la vaccinazione con AstraZeneca agli under65 presso i medici di base, non solo per la scarsità delle dosi disponibili, ma anche perché esiste un numero rilevante di sanitari che ancora aspettano di essere vaccinati e che pertanto, non possono a loro volta vaccinare.

  

Sono circa 400 nel Lazio i medici non “immunizzati”, sia perché non è ancora arrivato il loro turno sia perché – ed è una minoranza – hanno patologie tali da richiedere la somministrazione del farmaco prodotto da Pfizer o di Moderna, aziende che fino ad oggi hanno lesinato le dosi all’Italia.

In ogni caso parliamo di quasi un decimo sul totale dei medici di famiglia, percentuale che sale se consideriamo invece il numero di sanitari, pari a 2.900, che parteciperà alla campagna vaccinale.

 

Numeri non altissimi che però aggiungono difficoltà a una campagna vaccinale già piuttosto farraginosa e complessa. Intanto, si è svolto un webinar che ha visto la partecipazione di quasi 2mila medici di base, alcuni dirigenti della Regione e dei sindacati di categoria hanno subito posto il problema dei non vaccinati. Anche perché l’assessore D’Amato ha minacciato il licenziamento per chi non parteciperà alla campagna. Va da sé che l’unica soluzione è aspettare che anche questo personale medico venga “protetto”. Per il resto la somministrazione senza intoppi dei vaccini AstraZeneca presso i medici di base risulta ancora lontana.

 

Le difficoltà organizzative

Il servizio di somministrazione dei vaccini AstraZeneca presso i medici di base richiede un’organizzazione capillare e nasconde diverse insidie, non soltanto quella dei sanitari “non immuni”. Tanto che in Germania i medici di base entreranno in azione solo dopo Pasqua. Le fiale di AstraZeneca, ad esempio, contengono 10 dosi da iniettare in poche ore e, per evitare sprechi, bisogna predisporre una “panchina” in caso di disdette. C’è poi il problema delle forniture che, ritardo dopo ritardo, non permette di programmare consegne stabili. Con più benzina, insomma, la macchina potrebbe correre più velocemente.

 

Sempre nel Lazio, soltanto la Asl 1 consegnerà direttamente il materiale ai medici, gli altri dovranno andare a ritirarlo presso le farmacie. Ogni dottore avrà due flaconcini, dai quali estrarre 22 dosi. In totale la Regione metterà a disposizione dei medici 80mila fiale, sono meno di 20 a testa, anche se i ritmi cambieranno quando le case farmaceutiche invieranno più vaccini al Lazio. Nonostante questi problemi Pier Luigi Bartoletti, Vicesegretario Nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale, ci tiene a sottolineare come “Siamo i primi in Italia a immunizzare dai 65 anni in giù e a realizzare un’operazione del genere. E non è poco”. 

Gli fa eco la Regione Lazio, con l’assessore D’Amato, soffermandosi però sulle somministrazioni a gli over 80: “Abbiamo raggiunto le 108mila vaccinazioni, nessuna Regione ha fatto tanto come noi”. Da registrare poi un nuovo accordo tra medici di base e il Lazio per inoculare direttamente a domicilio degli anziani immobilizzati a casa, le dosi di Pfizer e Moderna.

 

Conclusioni

Staremo a vedere cosa accadrà. Intanto guardiamo all’arrivo del quarto vaccino Johnson & Johnson, monodose e di facile conservazione, approvato di recente dall’Ema. Con lui, che si aggiunge allo “schieramento di forze vaccinali”, ci auguriamo un decisivo cambio di passo. 

Categorie:Covid-19
Tags:vaccino medici

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