
Negli episodi di malasanità, la natura negligente, imprudente o imperita del comportamento colposo dei medici o del personale sanitario, può rappresentare la causa della responsabilità di reati anche gravi.
Queste condotte, pur diverse nella loro natura, possono infatti portare a lesioni colpose, ai sensi dell’art 590 c.p., o ad omicidio colposo, ai sensi dell’art 589 c.p., provocando danni significativi per i pazienti e conseguenze legali per il personale coinvolto.
Per comprendere appieno la differenza tra imperizia, imprudenza e negligenza in ambito medico-sanitario e le implicazioni legali di ciascuna, è necessario approfondire il concetto di “colpa”. Facciamo chiarezza.
Nel contesto medico-sanitario, il concetto di “colpa” si distingue in due forme: generica e specifica. La colpa generica si manifesta quando il personale medico agisce con imprudenza, negligenza o imperizia, causando lesioni o decessi ai pazienti senza intenzione. Invece, la colpa specifica si verifica quando il danno deriva dalla violazione di leggi, regolamenti o altre normative.
Secondo l’art. 43 c. p., un reato non intenzionale come lesione o omicidio colposo da parte del personale medico si configura quando un paziente subisce danni o muore a causa di queste condotte. Il personale risponde di colpa generica se il danno deriva da imprudenza, negligenza o imperizia, e di colpa specifica se è causato dalla violazione di normative specifiche.
Per stabilire la responsabilità penale del medico o della struttura sanitaria, deve essere provata la colpa “al di là di ogni ragionevole dubbio“. Diversamente, in ambito civile, è sufficiente dimostrare che il danno è “più probabilmente che non” conseguenza di colpa medica. Questo principio si basa sull’idea che, agendo con dovuta diligenza e seguendo le normative, il danno al paziente si sarebbe potuto prevedere o evitare.
Vediamo quindi nel dettaglio la differenza tra imperizia, imprudenza e negligenza in ambito medico sanitario:
In base alla Legge n.24/2017 Gelli-Bianco gli esercenti delle professioni sanitarie devono attenersi alle raccomandazioni previste dalla linee guida clinico-assistenziali e, in mancanza di queste, alle buone pratiche clinico-assistenziali.
Come accennato, secondo l’art 590 sexies c.p., il medico che agisce nel rispetto delle linee guida non può essere condannato per imperizia.
La giurisprudenza però è divisa. La Corte di Cassazione nella sentenza n. 8770/2018 ha infatti stabilito importanti principi in materia decretando che:
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Per fare questo dovrai sottoporre il tuo caso a un medico legale e a un avvocato. Se non sai come fare, noi di Periplo Familiare possiamo aiutarti ad accertare la responsabilità medica e a far valere i tuoi diritti.
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