Nel 2020 raddoppiano gli infortuni sul lavoro nella sanità

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Con l’emergenza Covid-19, tra gennaio e settembre sono più che raddoppiati gli infortuni sul lavoro del personale socio sanitario. A marzo, tre denunce su quattro riguardavano il Coronavirus.

 

In controtendenza rispetto ad altri settori forzatamente fermi per il lockdown, nella sanità c’è stato un forte incremento delle denunce di infortunio. Nel 2019 sono state registrate 36.890 denunce. 

I dati parziali e provvisori del 2020, relativi al periodo gennaio-settembre, fanno registrare un balzo degli infortuni più che raddoppiati, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Segnali preoccupanti, quale chiara e diretta conseguenza della pandemia da Coronavirus. 

La sanità, infatti, è sicuramente il comparto più stressato nell’attuale crisi pandemica, con lavoratori sottoposti, inoltre, ad un elevato rischio di contagio da esposizione al virus. 

 

Veniamo ai numeri

Le statistiche aggiornate al 30 settembre 2020 relative ai soli casi di Covid-19 di origine professionale rilevano che il 70,3% dei contagi afferiscono proprio a questo settore.

Per quanto riguarda i casi mortali, nel 2019 sono state 20 le vittime, erano 33 nel 2015. I dati provvisori del periodo gennaio-settembre 2020, riferiti ai soli eventi in occasione di lavoro, indicano già 50 denunce mortali contro le 5 dell’analogo periodo dell’anno precedente. 

Sull’anno in corso ha inciso pesantemente la pandemia, causa della stragrande maggioranza delle morti professionali del settore.

 

Caratteristiche degli infortuni

Se passiamo ad analizzare le caratteristiche degli infortuni, osserviamo che circa i 3/4 delle denunce sono femminili; il settore, data l’elevata quota di lavoratrici è uno dei pochi in cui il numero delle denunce delle donne supera abbondantemente quello degli uomini.

Il 43,2% degli infortunati ha un’età compresa tra i 50 e i 64 anni, senza differenze sostanziali per genere. Considerando il quinquennio 2015-2019 si osserva una tendenza all’invecchiamento degli infortunati, aumentano infatti, le denunce delle classi più anziane, in particolare quella compresa tra i 65 e i 69 anni che vede i propri casi più che raddoppiare.

I più colpiti da infortunio sul lavoro sono i tecnici della salute (35,4%), primi anche per decessi (una vittima su tre); nel dettaglio 7 denunce su 10 riguardano gli infermieri (sono invece un terzo tra gli eventi mortali). A seguire con una denuncia su 5 le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali, quasi esclusivamente operatori socio-sanitari e le professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati (12,0%), prevalentemente operatori socio-assistenziali (65% delle denunce della categoria).

Il 41% dei casi è concentrato nell’assistenza sanitaria (ospedali, case di cura, studi medici), il 31% nei servizi di assistenza sociale residenziale (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza) e il 28% nell’assistenza sociale non residenziale.

A livello territoriale oltre la metà degli infortuni si verifica nel Nord (53,8%), le regioni più colpite sono la Lombardia (14,3%), l’Emilia Romagna (12,8%) e il Veneto (11,3%). Anche per i decessi, si osserva una maggior concentrazione nel Nord (60% dei casi), in testa sempre la Lombardia con una vittima su 5.

 

Conclusioni

Occorre porre mano ai rimedi per la salute e la sicurezza sul lavoro in questo delicato comparto, tra i più esposti alla pandemia, in considerazione soprattutto del livello di rischio “alto” confermato dal Comitato Tecnico Scientifico della Protezione Civile. Fino ad oggi sono state implementate nuove misure di sicurezza che hanno scongiurato un aumento dei casi di infortunio sul finire dell’anno, e anche una più approfondita conoscenza del virus ha giovato. Ma c’è ancora molto da fare per contrastare gli effetti della pandemia sul personale sanitario per il nuovo anno e, ci auguriamo, non per molto altro tempo ancora.

Categorie:News Medicina
Tags:Covid-19personale socio-sanitario

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