Veneto: un modello virtuoso per la sanità

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Medicina territoriale, telemedicina e accelerazione delle campagne vaccinali. La riforma della sanità di Draghi si ispira alle azioni messe in campo dal Veneto: modello italiano nella gestione della pandemia.

 

Livelli essenziali di assistenza, medicina territoriale, telemedicina, accelerazione delle campagne vaccinali e casa come primo luogo di cura. Parte da qui la riforma della sanità secondo il nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi, che si ispira al modello sanitario veneto.

Durante il suo discorso al Senato, sanità e salute sono state indubbiamente le protagoniste, con la necessità di andare a colmare le lacune del sistema sanitario, imparando dai propri errori e traendo ispirazione dai modelli virtuosi nazionali e internazionali.

 

Errori: imparare cosa non ha funzionato

Ricordate i tamponi? All’inizio potevano essere eseguiti soltanto presso pochi ospedali autorizzati. Poi si è provveduto ad estenderli anche in altre strutture per soddisfare le esigenze reali del Paese. 

Ebbene, lo stesso va fatto con i vaccini: non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici. “Abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private” ha ammonito il presidente del Consiglio.

 

Mirare alla sanità territoriale

Mario Draghi ha posto sin da subito la sanità fra i primi settori su cui intervenire per la ripartenza del Paese. Per farlo, ha aggiunto, bisogna “Rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base”. 

Il ruolo che la sanità territoriale può giocare, non solo nella gestione delle emergenze, ma anche nelle attività sanitarie ordinarie, è difatti fondamentale. “Occorre affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative e fare della casa il principale luogo di cura, come ormai è possibile grazie alla telemedicina e all’assistenza domiciliare integrata”.

 

Medicina di prossimità: un sostegno necessario

È opinione condivisa dagli esperti, che una medicina territoriale più radicata e meglio sviluppata avrebbe potuto frenare l’ondata dei contagi Covid-19. 

La medicina territoriale dunque non può e non deve essere messa da parte. A dimostrarlo è sicuramente la Regione Veneto, che con una sanità territoriale molto sviluppata è riuscita a evitare l’assalto agli ospedali e a gestire l’emergenza in primis proprio attraverso la medicina di prossimità. 

 

Centralizzare e rafforzare 

“Azienda Zero” è ciò che il Veneto ha creato con l’obiettivo di centralizzare, in capo ad un solo ente, le funzioni di programmazione, di attuazione sanitaria e sociosanitaria, nonché di coordinamento del Sistema sanitario regionale (Ssr), per ottenere risparmio e velocità, lasciando le aziende Ulss libere di occuparsi al meglio dell’erogazione delle prestazioni e dei servizi ai cittadini.

In più, ha previsto l’aumento del 15% dell’attuale numero dei posti letto negli ospedali e l’aumento del 60% dei medici di medicina generale. E risultati sono sotto gli occhi di tutti: il Veneto è ai primi posti per capacità di garantire i livelli essenziali di assistenza. 

 

Medici di base e telemedicina 

Occorre inoltre puntare ai nostri alleati: medici di base e telemedicina.

Senza dubbio un rafforzamento della rete dei medici di base, ad oggi non pienamente sfruttati dal nostro SS, sarebbe una soluzione efficace per contrastare la pandemia.

Ma anche la telemedicina, a cui Draghi ha fatto esplicitamente riferimento, non può essere da meno. La telemedicina, infatti, garantisce un più agile svolgimento delle attività sanitarie anche in condizioni di emergenza. Unico grande limite, un gap normativo che ne impedisce un uso coordinato e strutturale sul territorio nazionale. È stato però approvato un primo documento sull’erogazione delle prestazioni specialistiche ambulatoriali a distanza con l’obiettivo di semplificare l’accesso alle cure, ancor più in un momento di crisi sanitaria. Un primo passo, a cui speriamo ne seguano altri.

 

Sì, ma quanto ci costa?

In ultimo, facciamo i conti in tasca al nuovo governo: che costi può implicare una riforma così importante? Pochi e con grandi risultati.

Se guardiamo non solo agli esempi virtuosi nazionali, ma anche a quelli europei, come ad esempio Germania, Olanda o Svezia, dove la medicina territoriale è ampiamente sviluppata, risulta evidente che un rafforzamento della medicina di prossimità non solo non incida in maniera pesante sulla spesa pubblica ma anzi garantisca ampi risparmi nel medio e lungo termine. 

Categorie:Covid-19News Medicina
Tags:Covid-19sanità virtuosaveneto

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