Violenza contro gli operatori sanitari: lo studio Inail

Scopri di più
aggressioni_medici

L’Inail analizza gli infortuni lavorativi derivanti da aggressioni e minacce verso gli operatori sanitari. Una panoramica aggiornata di questo fenomeno, sottostimato e diffuso, dove le donne risultano più colpite.

Gli episodi di aggressione e di violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari sono stati oggetto di numerose cronache giornalistiche, che ne hanno evidenziato l’allarme anche dal punto di vista sociale. Si tratta di atti diffusi, non inquadrabili agevolmente dal punto di vista numerico perché non denunciati o perché le vittime tendono a soprassedere. 

 

L’analisi dell’Inail

Dai dati sulle violenze e minacce subite dal personale sanitario diffusi dall’Inail, in occasione della Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari (12 marzo), emerge che dal 2016 al 2020 sono stati più di 12mila i casi di infortunio in occasione di lavoro accertati dall’Istituto e codificati come violenze, aggressioni, minacce e similari, con una media di 2.500 casi l’anno. 

 

Chi sono i più colpiti?

La professionalità più colpita è quella dei “tecnici della salute”, in cui sono concentrati più di un terzo del totale dei casi. Si tratta prevalentemente di infermieri, ma anche di educatori professionali, normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani all’interno di strutture sanitarie o socio-educative. 

A seguire, con il 25% dei casi, sono gli operatori socio-sanitari delle “professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali” e con il 15% le “professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati”, soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità.

Più distaccata, con il 5% dei casi di aggressione in sanità, è appunto la categoria dei medici, che non include però nell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti. 

Il dato è però sicuramente sottostimato, sia perché si riferisce solo alla tipologia di aggressioni più gravi sia perché è relativo ai soli medici ospedalieri. Va infatti considerato che una parte importante delle aggressioni avviene sul territorio, ovvero proprio tra i medici di Guardia medica che non vengono inclusi nella rilevazione. Inoltre, un’alta percentuale di aggressioni non viene denunciata dai medici, perché si tratta di aggressioni di minore entità per le quali in molti casi il medico decide di non denunciare e non mettersi in malattia.

 

In quali ambiti?

Il 46% è concentrato nel settore “assistenza sanitaria”, che include ospedali, case di cura, istituti, cliniche e policlinici universitari, il 28% è stato riscontrato nei “servizi di assistenza sociale residenziale” (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza), mentre il restante 26% ricade nel comparto “assistenza sociale non residenziale”. Riguardo al genere, gli infortunati sono per quasi tre quarti donne, con il 64% accertato in ospedali e case di cura, e l’80% nelle strutture di assistenza sociale, residenziale e non.

 

Cosa si subisce?

La molestia è stata la tipologia di aggressione maggiormente segnalata (42%), seguita dalla minaccia (35%) e dalle aggressioni verbali (10%). Quanto al luogo di accadimento, il 91% delle aggressioni è avvenuto negli ambulatori e/o nei centri medico-legali. Nel 61% dei casi sono state fatte da parte di assistiti, mentre nel 21% dei casi da parte di familiari. Gli aggressori erano nell’85% dei casi maschi. 

Violenze anche in ambito medico-legale
Il report si sofferma inoltre sugli episodi di violenza nelle strutture sanitarie di tipo medico-legale, vale a dire nel corso di accertamenti finalizzati all’erogazione di prestazioni in favore di soggetti infortunati, segnalandone difficoltà di inquadramento e accertamento. 

Questi, infatti, risultano persino più insidiosi, poiché correlati ad una sorta di “pretesa acquisitiva” da parte dell’assicurato, di “meritare” una determinata prestazione. In questa dimensione può accadere che gli operatori sanitari non siano visti come alleati, ma come antagonisti, quando il giudizio medico-legale non aderisce alle aspettative dell’utente. Si possono verificare anche tale ambito, episodi di aggressione verbale e fisica, con il ricorso a minacce, anche reiterate.

 

Conclusioni

Dati che dimostrano quanto ancora ci sia da lavorare nella relazione tra medico e paziente e nella costruzione di un rapporto basato sulla fiducia. Da una parte, i pazienti o i loro familiari lamentano spesso una mancanza di ascolto da parte del personale sanitario. Di contro, questi ultimi, chiamano in causa un’organizzazione più generale nella quale sono essi stessi coinvolti, che limita proprio il tempo a loro disposizione per ciascun paziente. Le istituzioni dovrebbero prevedere regolarmente campagne di sensibilizzazione oltre ad aggiornamenti del personale sanitario, per lavorare il più possibile su questo aspetto.

Categorie:Cure Mediche
Tags:violenze operatori sanitari

Calcolo del danno biologico

Raccontaci il tuo caso e scopri quale risarcimento potresti ottenere in base agli altri casi, simili al tuo, che abbiamo affrontato durante i nostri 27 anni di esperienza.

Scarica la Guida ai tuoi diritti

Tutto quello che bisogna sapere a proposito degli errori medici

Scarica la guida
Scarica Ora

Siamo spiacenti, ci sono problemi con l'invio del modulo.
Riprova più tardi.

Raccontaci il tuo caso

Compila il form e spiegaci cosa è accaduto. Ti ricontatteremo al più presto per approfondire il tuo caso e fornirti assistenza.

Invia la tua
richiesta

Siamo spiacenti, ci sono problemi con l'invio del modulo.
Riprova più tardi.