Ipossia fetale e ipossia neonatale: quali sono le conseguenze e i danni risarcibili

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Cos’è l’ipossia neonatale e quali conseguenze può avere per il nascituro

L’ipossia neonatale è una condizione che si verifica quando si registra un apporto insufficiente di ossigeno ai tessuti di un neonato durante il travaglio o dopo la nascita. In base al momento in cui si verifica, si può parlare di ipossia neonatale o perinatale.

Questa condizione può essere causata da asfissia, ovvero quando il bambino smette di respirare al momento della nascita, e può avere conseguenze lievi o gravi a seconda della durata che tale sofferenza ha per il neonato.

Non è detto che l’ipossia si possa sempre prevenire, anzi: l’asfissia da ipossia è la condizione responsabile di quasi un terzo dei decessi nei neonati. Tuttavia è sempre necessario e doveroso intervenire prontamente quando questa si verifica, facendo attenzione a cogliere i primi segnali di sofferenza del bambino ed evitare che l’ipossia neonatale provochi conseguenze gravi o danni irreparabili.

Quali sono i possibili danni da ipossia neonatale?

L’ipossia neonatale porta a delle conseguenze da non sottovalutare: infatti, in assenza del giusto apporto di ossigeno, il bambino non può sopravvivere a lungo. Il feto può difendersi nei primi momenti dopo la nascita perché dispone di un surplus di ossigeno da usare in caso di emergenza, ma è comunque necessario intervenire in tempo, perché questo argine di sicurezza è abbastanza limitato.

L’ipossia fetale in travaglio di parto non può, quindi, durare a lungo, poiché possono manifestarsi danni che variano in base alla condizione di assenza o di insufficienza di ossigeno. In particolare, è possibile distinguere tre diversi gradi di ipossia: acuta, subacuta e cronica.

I possibili danni sono:

  • encefalopatia ipossico-ischemica, una delle maggiori cause di morte neonatale e disabilità neurologica;
  • lesioni cerebrali;
  • paralisi cerebrale infantile che porta a ritardi nello sviluppo sia a livello fisico che cognitivo e/o menomazioni motorie;
  • convulsioni;
  • disturbi del comportamento.

L’ipossia neonatale, quindi, provoca conseguenze che possono interessare la salute fisica, ma anche quella mentale del bambino. In alcuni casi, le disabilità sono gravi e permanenti e, come accennato, ad incidere sulla gravità del danno è il periodo di tempo in cui il bambino rimane senza ossigeno.

Come riconoscere i sintomi e prevenire l’ipossia neonatale

La salute del bambino deve essere costantemente monitorata prima, durante il travaglio e dopo la nascita. Uno dei primi segnali di ipossia è la frequenza cardiaca irregolare, altri sintomi sono poi:

  • affaticamento o letargia;
  • pallore;
  • assenza di pianto;
  • scarso tono muscolare e scarsi riflessi;
  • acidità eccessiva nel sangue e nei tessuti;
  • presenza di feci nel liquido amniotico (meconio).

Le cause di ipossia possono essere:

  • rottura dell’utero;
  • distacco della placenta;
  • compressione o prolasso del cordone ombelicale;
  • pressione bassa o bassi livelli di ossigeno della madre.

Una buona assistenza neonatale può prevenire l’ipossia e, se il parto è pericoloso, è necessario evitare il ricorso a pinze o aspirazioni. Inoltre, se da monitoraggio emerge sofferenza fetale, si deve ricorrere al parto cesareo.
Immediatamente dopo la nascita devono essere liberate le vie aeree del bambino in presenza di meconio e, se necessario, il bambino va anche rianimato.

A seguito del parto, i neonati che hanno sofferto di mancanza di ossigeno durante travaglio e nascita possono essere sottoposti a trattamenti per ridurre al minimo i danni da ipossia, come ad esempio l’ipotermia terapeutica, che rallenta il metabolismo cerebrale riducendo la temperatura corporea. Altri trattamenti possono essere il ricorso alla ventilazione meccanica, la dialisi, la prescrizione di farmaci per la pressione o inibitori delle convulsioni, pompe cardiache e vasche per la respirazione.

Danni da ipossia: è possibile ottenere un risarcimento?

Se la struttura sanitaria non riesce a evitare o limitare i danni dovuti alla mancanza di ossigeno durante il travaglio o il parto, l’ipossia neonatale e le conseguenze che questa ha sul neonato, possono essere considerate responsabilità medica. Tale situazione si verifica se il medico o l’ostetrica non hanno assicurato a mamma e nascituro uno standard di cura appropriato.

Affinché possa essere chiesto un risarcimento danni per errore ginecologico-ostetrico è necessario dimostrare il nesso tra errore medico e danno subito, si deve quindi provare che la mancanza di ossigeno è avvenuta durante il travaglio o durante il parto.

I danni risarcibili possono essere:

  • il danno alla salute del bambino;
  • il danno morale ed esistenziale;
  • il danno alla salute dei genitori;
  • il danno morale ed esistenziale dei genitori;
  • il danno economico del bambino e dei genitori.

Se sospetti che tuo figlio abbia riportato dei danni a causa di una sofferenza da ipossia, quello che puoi fare è rivolgerti a un team medico-legale che analizzi il caso per verificare la presenza di elementi di sussistenza.

Noi di Periplo Familiare possiamo aiutarti. Siamo la prima associazione per vittime di malasanità in Italia e da oltre 25 anni difendiamo i diritti dei pazienti che hanno subito errori medici, sostenendoli legalmente e moralmente.

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Categorie:Risarcimenti

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