La responsabilità dell’équipe medica non vale in assoluto

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Assolti i chirurghi che non avevano rilevato un precedente errore diagnostico del radiologo: le specialità sono diverse quindi non c’è colpa.

La Corte di cassazione ha stabilito che ogni singolo componente di una équipe chirurgica deve prendere visione della cartella clinica prima dell’operazione, per verificare la necessità di adottare precauzioni in base alle condizioni del paziente e segnalare eventuali errori diagnostici di altri specialisti. Ma in caso di diverse specialità (dove cioè serve uno specialista con comprovata esperienza in un determinato settore) il discorso non è più valido. Periplo familiare ascolta tutti i casi di malasanità in tutta Italia, da Roma a Milano.

Ma cerchiamo di capire meglio.

Di legge, l’obbligo di diligenza non spetta solo a chi effettua un intervento chirurgico ma all’intera équipe che segue il paziente, anche con il controllo di ciascuno sull’operato dell’altro e sugli errori altrui che siano evidenti e non settoriali.

È un principio consolidato, tuttavia nel caso specifico della sentenza 26307/2019, la Cassazione ha affermato che se le specializzazioni coinvolte sono diverse e il caso non è di normale entità. Quindi, non può considerarsi valido il principio di controllo e prevenzione degli errori.

Il fatto
I parenti di una donna con neoplasia mammaria avevano chiesto il risarcimento del danno rispetto al trattamento terapeutico a cui era stata sottoposta la donna che aveva patito un errore diagnostico provocato dall’errata interpretazione dei radiogrammi mammari da parte dei radiologi, al quale era conseguito un ritardo diagnostico di circa un anno.

Il Tribunale, in primo grado, aveva condannato sia i radiologi sia i chirurghi al pagamento di 240.855,28 euro oltre agli interessi.

Ma la Corte d’appello ha deciso poi di assolvere dalla colpa i chirurghi perché la loro condotta era stata giudicata coerente con la buona pratica clinica: l’incisione chirurgica era stata praticata correttamente e la ripetizione dell’esame mammografico prima dell’intervento si poteva ritenere senz’altro superflua visto il breve lasso di tempo intercorso fra l’esecuzione della precedente mammografia e l’intervento chirurgico.

La Corte d’Appello, inoltreha affermato che “non è affatto atteso che uno specialista di una disciplina possa o debba contrastare o smentire con la propria valutazione quella dello specialista della specifica disciplina oggetto dell’iniziale valutazione.”

La sentenza
la Corte ha preliminarmente sottolineato come nel caso di intervento chirurgico di équipe e in caso di cooperazione multidisciplinare nell’attività medico-chirurgica, anche se non contestuale, ogni medico, oltre che alla diligenza e prudenza legati alle sue funzioni specifiche, deve osservare gli obblighi che derivano dalla convergenza di tutte le attività mirate alla cura del paziente.

Secondo la prassi infatti: “in presenza di cooperazione multidisciplinare nell’attività medico-chirurgica, rientra fra gli obblighi il controllo sull’operato e sugli errori di altro sanitario. 

I limiti dell’obbligo però sono rappresentati dal carattere evidente e non settoriale dell’errore altrui, come tale rilevabile con l’ausilio delle comuni conoscenze scientifiche del professionista medio”.

Ma nel caso specifico, precedentemente esposto, la Cassazione ha affermato che il grado di difficoltà diagnostica delle lesioni era superabile solo da uno specialista in radiologia con prolungata esperienza in ambito senologico. Perciò, secondo la Cassazione, nessun ricorso che coinvolga i chirurghi è accettabile.

 

Conclusioni

Quindi la responsabilità dell’équipe non è un principio valevole in assoluto. Se l’errore commesso necessita di specifiche competenze per essere rintracciato, non coinvolge tutti i medici dell’équipe, ma riguarda solo chi ha commesso il fatto. 

Quindi è vero che “più occhi” sono una garanzia, ma a seconda dei casi.

Categorie:Responsabilità Medici
Tags:errori mediciresponsabilità legali dei medici

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