Un errore medico e il dramma di un’intera famiglia

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Danni permanenti da sofferenza fetale: il caso della piccola Gaia

Una mancata diagnosi prenatale o una diagnosi tardiva possono causare al feto varie problematiche, anche danni neurologici da parto.

In questo articolo vogliamo parlarti di una vicenda che noi di Periplo Familiare abbiamo seguito personalmente: è il caso di un grave ritardo nell’esecuzione di un cesareo d’urgenza per sofferenza fetale che ha portato la bimba a sviluppare una disabilità.

Ti raccontiamo cosa è accaduto analizzando i vari aspetti di una sentenza per malpratica sanitaria: dalla responsabilità medica, al riconoscimento dei danni per tutti i componenti della famiglia.

Liquido amniotico con meconio e danni cerebrali: l’errore medico

La signora Sofia, all’epoca molto giovane di età, giunta alla 40° settimana di gravidanza è stata invitata dal proprio ginecologo a recarsi presso l’ospedale del suo paese di residenza per dare alla luce la sua seconda bambina. Giunta al mattino presso il Reparto di Ginecologia e Ostetricia, è stata sottoposta dai sanitari a una visita e a un monitoraggio cardiotocografico, è stata successivamente è stata messa in osservazione, e le sono stati somministrati farmaci per stimolare il parto.

Intorno alle ore 16, con la rottura spontanea delle membrane, è emerso che il sacco del liquido amniotico era tinto di meconio ed è iniziata una profonda decelerazione della frequenza fetale, che è stata registrata dal tracciato nelle successive due ore. Nonostante questo, la situazione è stata erroneamente indicata dai sanitari in cartella come “regolare”. Solo a distanza di un’altra ora e mezza, è stata tardivamente annotata la grave sofferenza fetale e quindi disposto il parto cesareo d’urgenza.

Alla nascita, le condizioni della piccola sono subito apparse gravissime: “Predisposto taglio cesareo urgente per sofferenza fetale. Atto respiratorio del neonato intervenuto dopo rianimazione cardiorespiratoria. Indice di Apgar al 1° minuto 9, al 5° minuto 5, intubazione orotracheale, dopo manovre di rianimazione cardiorespiratoria. Grave apnea neonatale”. Il giudizio clinico generale è di “Neonato da Taglio Cesareo per mancata progressione con sindrome aspirativa di meconio”.

La bimba è stata dunque ricoverata d’urgenza presso la terapia intensiva neonatale di altra struttura laddove, dopo i dovuti esami, gli è stata diagnosticata una “tetraparesi distonico-spastica, con associato ritardo delle acquisizioni cognitive ed epilessia”, un danno cerebrale da ricondursi alla “sofferenza perinatale” ed alla “inalazione di meconio”.

Il procedimento giudiziario e le responsabilità dell’accaduto

In seguito all’accaduto, sono stati convenuti in giudizio la struttura sanitaria e il ginecologo operatore, chiedendo la condanna al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti dal piccolo, nonché dai genitori e dalla sorellina Camilla

Nel corso del procedimento è stata disposta dai consulenti incaricati dal Tribunale un’indagine approfondita che ha evidenziato una non corretta, e soprattutto intempestiva, interpretazione dei segnali di sofferenza del feto, e pertanto, confermato un ritardo grave nell’esecuzione del taglio cesareo nonostante la clinica e gli accertamenti strumentali ne indicassero l’urgenza. Questo ha causato danni neurologici importanti e permanenti a Gaia. I chiari segni di sofferenza fetale erano manifesti già da tre ore prima dell’esecuzione del cesareo, quando si erano verificate le seguenti condizioni:

  • la rottura del sacco amniotico con rilevamento di liquido amniotico tinto di meconio;
  • una importante decelerazione del battito cardiaco;
  • la non completa dilatazione del collo dell’utero;
  • il mancato impegno della parte presentata.

La coesistenza e la somma di tutti questi fattori di rischio dovevano indurre all’esecuzione di un parto cesareo d’urgenza per evitare l’insorgere di danni da sofferenza fetale.

Secondo i consulenti la piccola ha riportato un globale ritardo delle acquisizioni cognitive e motorie, che gli impedisce, di fatto, di assolvere da solo ai più elementari atti della vita quotidiana, oltre che al complesso delle attività non lavorative ed esistenziali più comuni.

Danni biologici e morali riconosciuti a Gaia

Il Giudice ha liquidato come danno biologico permanente la somma di € 1.400.000,00.
A tale importo è stato aggiunto quello riconoscibile alla bambina a titolo di sofferenza morale derivante dalla sua drammatica condizione di invalidità.

Oltre al danno biologico, inteso come menomazione dell’integrità psico-fisica, il Giudice ha quindi riconosciuto un danno morale soggettivo, inteso come dolore, disagio, sofferenza e patimento d’animo che una simile situazione inevitabilmente cagiona e continuerà a cagionare alla bambina per l’intera durata della sua esistenza.

Questo danno è stato liquidato con un’ulteriore somma di € 750.000,00.

Sotto il profilo dei danni patrimoniali, è risultato spettante alla piccola Gaia il diritto al risarcimento del danno derivante dalla perdita della propria capacità lavorativa, non potendo la bimba poter lavorare quando diventerà adulta.

Quali danni sono stati riconosciuti alla famiglia per le cure affrontate?

Anche ai genitori e alla sorella della piccola Gaia sono stati riconosciuti dei danni.

Ai genitori è stata riconosciuta una rilevante compromissione della loro vita familiare e quindi una gestione del quotidiano “estremamente complessa e dispendiosa, pertanto il Giudice ha liquidato a ciascun genitore l’importo di € 150.000,00, comprensivo della componente morale-soggettiva e di quella dinamico-relazionale.

È stato inoltre riconosciuto il danno patito dalla sorella di Gaia nonostante avesse solo 5 anni al momento dei fatti, ritenendo che la lesione procurata alla sorella avrebbe causato sofferenza per la bambina.

Il Giudice ha infatti valutato le conseguenze dell’accaduto sulla vita futura della piccola sia nei rapporti con i suoi genitori, inevitabilmente impegnati in misura maggiore nella cura della sorellina , sia nel rapporto con quest’ultima e le ha quindi riconosciuto una somma pari a € 90.000,00.

Quanto alle spese necessarie per la cura della piccola Gaia, il Giudice ha ritenuto risarcibili le spese documentate dalle fatture, dalle ricevute e dalle relative prescrizioni mediche, nonché, in via equitativa, € 200.000,00 per le spese future e i trattamenti cui Gaia avrebbe dovuto ragionevolmente sottoporsi per il resto della vita.

L’impegno di Periplo Familiare per rendere giustizia alla famiglia

Se quel giorno i medici fossero intervenuti tempestivamente con un taglio cesareo, probabilmente ora Gaia che ha 10 anni vivrebbe la sua vita, come tutti i coetanei. Invece, a causa dei gravissimi danni neurologici riportati al momento della nascita, il piccolo non cammina autonomamente e necessita di assistenza continua.

I familiari di Gaia si sono rivolti a noi di Periplo Familiare per avere giustizia. Presso la nostra associazione, prima in Italia per le vittime di malasanità, hanno trovato uno staff di medici legali e avvocati che li hanno assistiti per tutti l’iter giudiziario sostenendoli anche dal punto di vista morale.

Durante il processo sono state accertate le responsabilità dei sanitari che, nonostante gli esami prenatali evidenziassero segnali di sofferenza fetale, non sono stati capaci di riconoscerli o comunque hanno deciso di intervenire troppo tardi con un taglio cesareo che se fosse stato eseguito prima avrebbe assicurato al piccolo Alessandro una vita normale.

Se anche tu pensi di aver subito dei danni a causa di un errore medico, siamo pronti ad aiutarti: contattaci per fissare una consulenza gratuita.

Categorie:Casi di Errori Medici
Tags:giustiziarisarcimentosentenza positiva

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