Un errore medico e il dramma di un’intera famiglia

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neonato

Un grave ritardo nell’esecuzione di un parto cesareo e una conseguente disabilità. Il racconto di una vicenda, che abbiamo condotto personalmente, che analizza i vari aspetti di una sentenza per malpratica sanitaria: dalla responsabilità medica, al riconoscimento dei danni per tutti i componenti della famiglia.

Il fatto

La signora Sofia, alla 41° settimana di gestazione, viene invitata dalla sua ginecologa a recarsi presso l’ospedale del suo paese di residenza nella provincia di Roma per dare alla luce il suo secondo bambino. Giunta al mattino presso il Reparto di Ginecologia e Ostetricia, i sanitari eseguono una visita e un monitoraggio cardiotocografico e mantengono la gestante in osservazione, somministrandole farmaci per stimolare il parto.

Intorno alle ore 13 si verifica la rottura spontanea delle membrane, il sacco è tinto ed inizia una profonda decelerazione della frequenza fetale, che continua ad essere registrata dal tracciato nelle successive due ore, tuttavia erroneamente indicata dai sanitari in cartella come “regolare”. Solo a distanza di un’altra ora e mezza, viene tardivamente annotata la grave sofferenza fetale e quindi disposto il parto cesareo d’urgenza.

Alla nascita, le condizioni del piccolo appaiono subito gravissime: “Predisposto taglio cesareo urgente per sofferenza fetale. Atto respiratorio del neonato intervenuto dopo rianimazione cardiorespiratoria. Indice di Apgar al 1° minuto 9, al 5° minuto 5, intubazione orotracheale, dopo manovre di rianimazione cardiorespiratoria. Grave apnea neonatale”. Il giudizio clinico generale è di “Neonato da Taglio Cesareo per mancata progressione con sindrome aspirativa di meconio”. 

Il neonato viene dunque ricoverato d’urgenza presso la terapia intensiva neonatale dell’Ospedale S. Camillo di Roma; laddove, dopo i dovuti esami, al piccolo Alessandro viene diagnosticata una “tetraparesi distonico-spastica, con associato ritardo delle acquisizioni cognitive ed epilessia”; danno cerebrale da ricondursi alla “sofferenza perinatale” ed alla “inalazione di meconio”. 

 

Il giudizio

Sono stati convenuti in giudizio la struttura sanitaria e il ginecologo operatore, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali subiti dal piccolo, nonché dai genitori e dalla sorellina Lorena. 

 

La responsabilità 

Nel corso del procedimento viene disposta dai consulenti incaricati dal Tribunale un’indagine approfondita che evidenzia una non corretta, e soprattutto intempestiva, interpretazione dei segnali di sofferenza del feto, e pertanto, confermato un ritardo grave nell’esecuzione del taglio cesareo nonostante la clinica e gli accertamenti strumentali ne indicassero l’urgenza. Questo ha causato danni neurologici importanti e permanenti ad Alessandro. I chiari segni di sofferenza fetale erano manifesti già a partire da tre ore prima dell’esecuzione del cesareo, quando si erano verificate le seguenti condizioni: 

a) la rottura del sacco amniotico con rilevamento di liquido tinto; 

b) una importante decelerazione del battito cardiaco; 

c) la non completa dilatazione del collo dell’utero; 

d) il mancato impegno della parte presentata.

La coesistenza e la somma di tutti questi fattori di rischio dovevano indurre all’esecuzione di un parto cesareo d’urgenza.

Secondo i consulenti, il piccolo Alessandro ha riportato un globale ritardo delle acquisizioni cognitive e motorie, che gli impedisce, di fatto, di assolvere da solo ai più elementari atti della vita quotidiana, oltre che al complesso delle attività non lavorative ed esistenziali più comuni. 

 

I danni riconosciuti ad Alessandro: biologici e morali 

Il Giudice ha liquidato come danno biologico permanente la somma di € 1.400.000,00. 

A tale importo è stato aggiunto quello riconoscibile al bambino a titolo di sofferenza morale derivante dalla sua drammatica condizione di invalidità.

Oltre al danno biologico, inteso come menomazione dell’integrità psico-fisica, il Giudice ha quindi riconosciuto un danno morale soggettivo, inteso come dolore, disagio, sofferenza e patimento d’animo che una simile situazione inevitabilmente cagiona e continuerà a cagionare al bambino per l’intera durata della sua esistenza. 

Questo è stato liquidato con un’ulteriore somma di € 750.000,00.

Ne consegue dunque, che il danno non patrimoniale riconosciuto in favore di Alessandro è risultato complessivamente pari a € 2.150.000,00. 

Sotto il profilo dei danni patrimoniali, è risultato spettante al piccolo Alessandro il diritto al risarcimento del danno derivante dalla perdita della propria capacità lavorativa. 

A tale titolo, è stato riconosciuto l’ulteriore importo di € 330.000,00. 

 

I danni riconosciuti ai genitori 

Ai genitori del piccolo Alessandro, è stata riconosciuta una rilevante compromissione della loro vita familiare e quindi una gestione del quotidiano “estremamente complessa e dispendiosa”.

Il Giudice ha liquidato a ciascun genitore con l’importo di € 150.000,00, comprensivo della componente morale-soggettiva e di quella dinamico-relazionale. 

 

I danni riconosciuti alla sorella 

È stato inoltre riconosciuto il danno patito dalla sorella di Alessandro, considerato che, nonostante la giovanissima età (2 anni) al momento dei fatti, la lesione procurata al fratello è stata comunque causa di sofferenza per la bambina. Inoltre, il Giudice ha determinato conseguenze anche sulla sua stessa esistenza, sia nei rapporti con i suoi genitori, inevitabilmente impegnati in misura maggiore nella cura del fratellino, sia nel rapporto con quest’ultimo. 

Il Giudice le ha quindi riconosciuto una somma pari a € 90.000,00. 

 

I danni per le cure sostenute e per quelle future 

Quanto alle spese necessarie per la cura del piccolo Alessandro, il Giudice ha ritenuto risarcibili le spese documentate dalle fatture, dalle ricevute e dalle relative prescrizioni mediche, nonché, in via equitativa, € 200.000,00 per le spese future e i trattamenti cui Alessandro dovrà ragionevolmente sottoporsi per il resto della vita.

 

Il nostro impegno per rendere giustizia alla famiglia

Abbiamo ripercorso i vari aspetti di una vicenda drammatica che ha colpito Alessandro e la sua famiglia, dai genitori alla sorellina: un maledetto errore che ha sconvolto le loro esistenze per sempre. Se quel giorno i medici fossero intervenuti tempestivamente con un taglio cesareo, probabilmente ora Alessandro vivrebbe la sua vita, come tutti i coetanei. Invece, a causa dei gravissimi danni neurologici riportati al momento della nascita, il piccolo non cammina autonomamente e necessita di assistenza continua. Il momento più atteso e più bello si è tramutato in un tunnel di dolore per una famiglia, la cui vita all’improvviso è stata segnata per sempre. 

Con l’accertamento della responsabilità ed il conseguente risarcimento liquidato ai familiari tanta sofferenza è stata ricompensata, anche se niente potrà restituire ai genitori la felicità di veder crescere un figlio sano.

Categorie:Casi di Errori Medici
Tags:giustiziarisarcimentosentenza positiva

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