Si occupa di tutte le condizioni patologiche che possono insorgere a carico della madre e del bambino. Si avvale, inoltre, di due figure professionali: il medico specializzato in ostetricia e ginecologia e la figura professionale dell’ostetrica, professionista specializzata nell’assistenza alla donna prima, durante e immediatamente dopo il parto.
I casi più frequenti di errori medici che si registrano in ostetricia sono costituiti dal ritardo nell’espletamento del parto e conseguente morte o grave invalidità del neonato, la mancata diagnosi di malformazioni in epoca prenatale in tempo utile per poter effettuare l’aborto terapeutico, l’omessa o intempestiva diagnosi del distacco della placenta e la distocia della spalla del neonato; mentre in ginecologia i casi più ricorrenti sono rappresentati dalla omessa diagnosi di tumori dell’apparato genitale femminile e l’ingiustificato intervento di isterectomia.
Nel delicato campo della ginecologia e ostetricia, l’associazione Periplo Familiare si impegna a fornire assistenza legale a chi ha subito danni a causa di errori medici. Il nostro team di avvocati specializzati in malasanità, supportato da esperti medici in ginecologia e ostetricia, è preparato a offrire consulenza e rappresentanza legale per ottenere il dovuto risarcimento danni e garantire la tutela dei diritti delle pazienti. Come associazione per la tutela delle vittime di malasanità, ci impegniamo a garantire un’efficace rappresentanza legale e a trattare ogni caso con professionalità e serietà.
Invalidità totale per mancata diagnosi prenatale
Luigi e Adriana sono una coppia felicemente sposata e in attesa del loro secondo figlio. Adriana, 38 anni, durante la sua gravidanza non ha riportato alcun problema e si è sottoposta ai controlli ecografici di routine nonché agli esami per la diagnosi prenatale, che non hanno mai rilevato alcunché di anomalo. Il giorno del parto però, la piccola Valentina nasce affetta da Mielomeningocele (spina bifida) associata alla Sindrome di Chiari II con idrocefalo evolutivo, patologie che rendono la piccola invalida al 100%.
DANNO SUBITO
La mancata diagnosi degli screening ed esami prenatali non ha evidenziato la gravissima patologia da cui era affetta la piccola.
RISARCIMENTO
Pur di fronte ad un caso così eclatante si è stati costretti ad intentare un giudizio di merito, nel corso del quale la consulenza medico legale disposta dal Tribunale di Busto Arsizio, ha concluso per la responsabilità dei sanitari della struttura ospedaliera convenuta, la quale è stata condannata al pagamento in favore dei genitori e del fratello della somma di € 500.000,00 ciascuno.
Emorragia post parto per sovradosaggio di ossitocina
La signora Laura ha 38 anni, è alla quarantunesima settimana e 2 giorni di gravidanza, e si reca al pronto soccorso per rottura delle membrane. La signora, così come consigliatole dalla sua ginecologa, fa richiesta sin da subito di parto cesareo per via di un utero fibromatoso e una macrosomia fetale (gr. 4220). Malgrado ciò, i medici decidono di procedere con un parto naturale somministrando dosi via via crescenti di ossitocina e procedendo ad una dilatazione manuale.
Dopo ore estenuanti di travaglio e richieste imploranti per l’esecuzione del taglio cesareo, i medici la sottopongono a un’anestesia epidurale e, dopo 16 ore dal ricovero, Laura dà alla luce la sua bambina del peso di gr. 4330. Nel post parto, poiché l’utero non si contraeva, decidono di somministrare altra ossitocina, ma questo genera una grave emorragia per la quale la signora ha dovuto subire un intervento di isterectomia totale urgente.
DANNO SUBITO
La grave emorragia per rottura uterina, ha arrecato alla signora Laura danni sia sotto il profilo fisico, sia dal punto di vista psicologico, con gravi e importanti ripercussioni sulla vita di relazione e numerose difficoltà nei rapporti familiari.
RISARCIMENTO
Presi contatti con la struttura ospedaliera e successivamente con la compagnia assicuratrice della stessa, la vertenza si è definita con la liquidazione alla signora Laura della somma di € 84.000,00.
Disabilità infantile per cesareo ritardato
La signora Serena ha 37 anni ed è in attesa di una bimba. Alla 39ª settimana e 3 giorni di gestazione, Serena deve recarsi al Pronto Soccorso di un ospedale di Roma per dolori da travaglio: la sua gravidanza, fino ad allora, ha avuto un decorso fisiologico e non problematico.
La gestante viene sottoposta ad un monitoraggio cardiotocografico e a una visita ostetrica che confermano il procedere regolare del travaglio.
A distanza di 4 ore, il personale decide di eseguire la rottura artificiale delle membrane e, successivamente, un lungo monitoraggio che evidenzia segni di sofferenza fetale con gravi decelerazioni del battito. Solo di fronte a un quadro clinico così compromesso e dopo ben 12 ore dal ricovero, Serena viene sottoposta a episiotomia, vengono usate ben 5 ventose ostetriche con ripetuti tentativi e praticate 8 manovre di Kristeller che, vista la posizione cefalica non in linea, non danno risultati in termini espulsivi ma diventano la causa di una grave sofferenza respiratoria.
Solo dopo aver eseguito questi vani tentativi, i sanitari decidono per un taglio cesareo.
Viene così alla luce la piccola Beatrice che, oltre a presentare edema da ventosa alla testa e miosi fissa degli occhi, viene anche intubata per assenza di respiro spontaneo e ricoverata per ben 30 giorni con diagnosi di asfissia perinatale.
Sarebbe bastato eseguire il taglio cesareo al momento dell’insorgere dei primi segni perché si evitassero le gravi conseguenze neurologiche riportate dalla bimba. La CTU disposta dal Magistrato depone per una sottovalutazione da parte dei sanitari della sofferenza fetale e per un intempestivo ricorso al taglio cesareo.
DANNO SUBITO
Quando sussistono casi di errore medico in ostetricia, il danno coinvolge sempre due vite: quella della mamma e del suo bambino. In questo caso, Serena ha subito un’inutile sofferenza riportando un trauma psicologico. La piccola Beatrice, purtroppo, ha riportato una grave disabilità psicomotoria dovuta alla prolunga carenza di ossigeno.
RISARCIMENTO
Il giudizio si è concluso con l’emissione di una sentenza di condanna con liquidazione a favore della bimba e dei suoi familiari di complessivi € 3.600.000,00.
Decesso per assenza diagnostica
Claudia, una donna di 48 anni, è affetta da un fibroma uterino di importanti dimensioni, ma monitorato costantemente attraverso visite periodiche ed esami specifici.
Un giorno Claudia accusa forti dolori al basso ventre e pertanto si reca al Pronto Soccorso con trasporto in ambulanza. Al Pronto Soccorso viene sottoposta ad esami ematici ed ecografici e dimessa dopo poche ore con un codice verde: poco critico con assenza di rischi. Poiché, a distanza di solo cinque ore, i dolori non si arrestano ma aumentano e si accompagnano anche a episodi di vomito, Claudia torna presso il medesimo ospedale.
Il peggioramento delle condizioni cliniche della signora induce a questo punto i sanitari a effettuare una TAC, dalla quale emerge un quadro di peritonite acuta diffusa a cui si aggiunge uno stato di sepsi. La signora Claudia viene quindi sottoposta a un intervento d’urgenza di isterectomia totale durante il quale si presenta un’emodinamica instabile, più un’acidosi metabolica importante: stato che purtroppo porterà, il giorno seguente, al decesso della signora.
DANNO SUBITO
Lo stato di salute della signora Claudia avrebbe dovuto, fin da subito, attivare nei sanitari un’indagine diagnostica maggiormente esplorativa, che non avrebbe dovuto limitarsi ai soli esami ematici o ecografici. Questo ritardo purtroppo si è rivelato fatale.
RISARCIMENTO
Il giudizio incardinato avanti il Tribunale di Milano si è concluso con una sentenza che ha liquidato ai sei familiari della signora Claudia la somma di € 268.000,00 ciascuno.
Di seguito abbiamo riportato alcuni degli errori medici più comuni, clicca sull’area medica di tuo interesse per scoprire quali sono i danni associati e qual è il giusto risarcimento che potresti ottenere.
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